Il conto alla rovescia per Tokyo 2020 è iniziato: manca ormai un anno all’inaugurazione dei XXXII Giochi Olimpici dell’era moderna, che verranno ospitati nella capitale giapponese dal 24 luglio al 9 agosto 2020. 17 giornate di gara, oltre 200 Nazioni partecipanti, 33 sport in programma, per un totale di 49 discipline divise in 339 eventi.
Rispetto a Rio 2016, la novità più significativa è rappresentata dall’ingresso di 5 cinque nuovi sport: baseball/softball, karate, skateboard, surf e arrampicata sportiva. Tra questi, solo il baseball/softball aveva fatto parte del programma olimpico; per le altre si tratterà di un vero e proprio debutto.
I nuovi sport sono stati scelti dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per incoraggiare la partecipazione del pubblico locale, ampliare l’interesse dei giovani e attirare nuovi sponsor e investimenti. Le nuove discipline, infatti, potrebbero garantire una spinta ai Giochi sia dal punto di vista della visibilità che degli introiti, grazie all’allargamento della platea di spettatori e alle enormi opportunità per i brand.
Saranno tre le discipline di climbing a Tokyo 2020: lead, speed e boulder.
“Si tratta di uno sport che rappresenta una forte e coesa comunità, soprattutto di giovani, in grado di utilizzare e maneggiare le nuove forme di comunicazione”. Con queste parole Franco Carraro, Presidente della Olympic Programme Commission, ha salutato l’ingresso dell’arrampicata sportiva nei Giochi.
Comunità, giovani e nuove forme di comunicazione: è forse qui l’essenza della decisione del CIO, interessato a raggiungere nuovi target che dialogano tra loro e generano contenuti attraverso nuovi strumenti e nuovi linguaggi.
Ovviamente anche i brand non si sono fatti attendere e l’incremento delle sponsorizzazioni nel climbing è cresciuto esponenzialmente: La Sportiva, Scarpa, Black Diamond, Wild Country, e Salewa sono solo alcuni dei tantissimi player che hanno scelto di puntare forte sull’arrampicata sportiva, sostenendo federazioni, eventi sportivi ed atleti, molti dei quali giovanissimi ma sicuri protagonisti alle prossime Olimpiadi.
Due giornate di gara, tre categorie di peso per il Kumite (combattimento) e una per il Kata (esercizio di forme), dieci atleti per ogni categoria: così il Karate farà il suo debutto a cinque cerchi.
Nel 2016, dopo l’ufficialità dell’ingresso nel programma olimpico, il Presidente della WKF Antonio Espinos dichiarò soddisfatto: “Il karate rappresenta 191 paesi nel mondo uno sport universale, praticato in ogni angolo del mondo, ovunque voi andiate trovate il karate”. Scavando più in profondità, però, capiamo che la scelta dell’introduzione del Karate è strettamente legata alla sua diffusione in Giappone, tant’è che già ufficiale la sua esclusione da quelli di Parigi, nel 2024.
Nonostante la breve apparizione, sono molte le aziende che utilizzeranno il trampolino olimpico per promuovere i propri brand e prodotti. Tra loro, molte vengono proprio dal Giappone o dai Paesi del far east (Shureido, Ishii, Wesing, Wacoku, Takaido, Taishan), ma vi sono anche brand europei come l’italiana Tatamix, la tedesca Hayashi, la spagnola Daedo e la svedese Budo Nord, per fare qualche esempio.
Spalancare le porte alle nuove generazioni: è questo il dogma che ha dettato l’ingresso dello skateboard nelle Olimpiadi. A Tokyo saranno due le discipline in programma, lo street e il park, entrambe riservate sia agli uomini che alle donne, per un totale di 80 atleti in gara.
Come per gli altri sport debuttanti, anche lo skateboard ha assistito negli ultimi anni ad un incremento dei brand che hanno deciso di investire nel settore: si tratta di aziende produttrici di componenti dell’attrezzo sportivo (tavole, trucks, ruote, cuscinetti) e di accessori propedeutici (caschetti, protezioni, scarpe): Arrow, Nomad, Consolidated, Imagine, Madness, Tensor e Bones sono solo alcuni dei nomi che sentirete circolare nei prossimi mesi, a cui si aggiungono molte marche di abbigliamento che hanno deciso di sposare la cultura underground della disciplina per raggiungere nuovi target.
In Giappone, saranno le onde di Tsurigasaki Beach a dare il battesimo olimpico al Surf, che con tutta probabilità verrà confermato anche a Parigi 2024. Quaranta gli atleti coinvolti: venti uomini e venti donne.
Stati Uniti, Australia e Brasile sono senza dubbio le nazioni più accreditate per la conquista del primo, storico oro olimpico, ma l’imprevedibilità del vento e delle onde naturali del mare lasciano aperte tutte le possibilità di vittoria per gli outsider.
Spostando lo sguardo agli sponsor, sono lontani i tempi in cui la surfista carioca Silvana Lima denunciava la mancanza di sostenitori perché “i marchi che si occupano di surf vogliono solo modelle”. Oggi i brand che investono sul surf si moltiplicano e spaziano tra diversi settori merceologici: Quiksilver, Vans, Billabong, Redbull, Roxy e O’neill, solo per citarne alcuni.
Tra le new entry di Tokyo 2020, solo Baseball e Softball hanno già solcato i palcoscenici olimpici: il primo dal 1992 al 2008, il secondo dal 1996 al 2008. Saranno dodici le squadre partecipanti che scenderanno in campo a Fukushima: sei per ciascuna disciplina.
Rispetto agli altri sport, l’investimento degli sponsor nel baseball non è così strettamente legato alla sua esposizione olimpica. Anche in questi anni di assenza, infatti, aziende e brand hanno continuato a sostenere squadre e leghe, in particolare nel nord e centro America e in Asia Orientale, dove lo sport è molto diffuso.
Che siano debuttanti o veterani, tutti i brand che vorranno approfittare dell’esposizione olimpica nelle loro attività di comunicazione e marketing dovranno tener conto della Rule 40, la regola della Carta Olimpica che limita l’uso del nome e dell’immagine di un atleta durante il periodo dei Giochi (definito il “Periodo della Rule 40”). A meno che non siano sponsor ufficiali dei Giochi Olimpici, infatti, tutti i brand devono rispettare criteri e restrizioni che - se violate - possono portare ad azioni legali, richieste di risarcimento e sanzioni per l’atleta stesso.
Per evitare tutto ciò, la pianificazione delle strategie e delle attività di marketing deve essere impostata con largo anticipo, grazie al supporto di professionisti di comunicazione che abbiano una provata esperienza sul campo. Un anno è il periodo giusto per iniziare. Che aspettate? Dopo Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016, YAK Agency è pronta a farvi sbarcare anche a Tokyo!