In Blog / Tendenze

Covid-19: anche il web fa i conti con la pandemia

08 May 2020
Covid19 impatto sul web

Sono mesi ormai che si parla solo di Coronavirus e ormai siamo tutti consapevoli del fatto che la pandemia ancora in corso abbia avuto un’influenza su ogni aspetto della nostra vita e un impatto significativo in tutti i settori. Poteva il web essere esente da tutto ciò? 

Domanda retorica, chiaro: siamo tutti talmente abituati ad usufruire della rete per qualsiasi cosa già in tempi normali, figuriamoci adesso che abbiamo dovuto rinunciare a intrattenimento, uscite, viaggi, rapporti sociali, e possiamo trovare un po’ di svago grazie anche al web.

Gli effetti del Coronavirus su internet, e su Google in particolare, sono enormi e di diverso tipo, e non riguardano solo l’aumento massivo dell’utilizzo della rete (si stima che nel mese di aprile il traffico in Italia sia aumentato del 30%), ma anche aspetti più “qualitativi”, che possono essere utili anche alle aziende per capire meglio il periodo che stiamo vivendo in ottica di consumo e promozione.

I nuovi aficionados dell’e-commerce

coronavirus-crescita-ecommerce

Cominciamo dal dato che meno di ogni altro dovrebbe stupirci: come abbiamo già notato all’inizio di questa pandemia, le abitudini dei consumatori sono cambiate e hanno fatto registrare, tra l’altro, la crescita dell’ e-commerce. Quello degli acquisti online è il settore che più di ogni altro sta beneficiando della pandemia, anche se, com’è logico aspettarsi, questa crescita non riguarda tutti i tipi di prodotti venduti online, ma soprattutto i beni di prima necessità. Quel che è certo è che la pandemia ha avvicinato molte persone ad un mondo, quello delle vendite online, che prima da alcuni poteva essere visto con scarso interesse: secondo il consorzio Netcomm in Italia si sono registrati 2 milioni di nuovi consumatori dall’inizio del 2020, e si stima che l’aumento toccherà il 55%.

Ricerche organiche: si cambia

La crescita delle vendite online si inserisce in un più ampio contesto di aumento degli accessi a internet.
Anche in questo caso, però, è necessario fare dei distingua: se più persone hanno cominciato a navigare con più convinzione, portando ad un aumento del traffico organico, bisogna però dire che il tipo di ricerchee, di conseguenza,il tipo di risultati restituiti da Google sono cambiati.
Il primo aspetto da considerare è il calo esponenziale delle ricerche riguardanti determinati settori rispetto all’aumento di altri, come conseguenza di quello che possiamo e non possiamo fare in questo periodo e di come sono mutati i nostri interessi nel corso della pandemia: non serve nemmeno dire che le ricerche riguardanti il settore viaggi sono affondate mentre quelle riguardanti la salute in ogni suo aspetto sono aumentate, ma un’indagine effettuata da Seozoom ci chiarisce come ci siano dei settori che per certi versi sono peggiorati, ma per altri migliorati: il settore automobilistico, per esempio, ha visto un calo deciso per quanto riguarda le ricerche organiche collegate al noleggio, alla vendita di automobili o agli sport automobilistici, ma ha registrato un aumento per quanto riguarda le notizie sui motori e, seppur in minor misura, le ricerche sui produttori e i modelli.
Come a dire che, anche se al momento l’acquisto di un’auto nuova non sembra fattibile, nulla ci vieta di informarci sulla macchina che magari in futuro vorremo comprarci. Questo significa anche che un utente che cerca questo tipo di informazioni si aspetta di trovare in rete una risposta: per questo motivo, anche se il settore può sembrare in ribasso, non dovremmo smettere di comunicare via web.  

covid-ricerche-organiche-auto

Secondo Gianluca Fiorelli questo punto di vista è applicabile anche al settore che più di ogni altro ha subito una crisi, ossia quello dei viaggi: anche se al momento è impensabile prenotare una vacanza, quando finalmente potremo farlo ci sarà un risveglio dell’interesse verso l’argomento, e aumenteranno di conseguenza anche le ricerche collegate. Come Fiorelli suggerisce, non bisognerà farsi trovare impreparati, il che si traduce nel continuare ad aggiornare i propri siti con contenuti di qualità, per essere trovati quando gli utenti ricominceranno a cercarci.

A cambiare non sono solo i settori di interesse, ma anche le nostre intenzioni di ricerca. Google non poteva non accorgersene, ed è così che se digitiamo nella barra di ricerca non solo le parole “coronavirus” o “covid”, ma anche il termine “corona”, che potrebbe avere altri significati (dal marchio di birra al copricapo di re e regine), quello che otteniamo è una SERP studiata ad hoc, che ci riporta informazioni in tempo reale, mappe dei contagi e così via.

covid-19_cambiamento-serp

Cambiamenti di SERP (seppure non così rivoluzionari) li troviamo anche per altri termini che usavamo già prima, ma con un significato meno specifico, come “tampone”: se si cerca adesso questa parola, i risultati che Google ci restituisce sono delle notizie sui tamponi effettuati per accertare il contagio da CoVid-19 o siti informativi sul tampone faringeo, mentre prima del contagio la SERP restituiva spiegazioni e approfondimenti sul termine e sull’oggetto “tampone” in senso lato (non solo quello faringeo). Questo fenomeno potrebbe ripetersi anche su altri termini e argomenti, e potrebbe quindi capitare che un nostro contenuto, prima posizionato fra le prime pagine di Google, adesso abbia dovuto cedere il passo ad un contenuto che, in questo momento, Google valuta come più pertinente. Se c’è margine di modifica e adattamento, potremmo prendere in considerazione un cambiamento della nostra pagina per renderla al passo con i tempi.

Annunci a pagamento: si fanno o non si fanno?

Se il traffico organico ha avuto degli scossoni, i cambiamenti non hanno certo risparmiato il traffico a pagamento. Innanzitutto,alcune parole sono diventate dei tabù: tutto ciò che riguarda le mascherine non può più essere promosso in Google tramite annunci a pagamento, una decisione comune anche a Facebook per evitare le speculazioni in questo settore. Per altri termini, invece, la competizione è diventata bassissima, perché come’è logico in questo periodo alcuni argomenti o prodotti non vengono nemmeno più cercati, quindi pubblicare annunci a pagamento serve a poco (altri settori, come accade per l’organico, non stanno invece accusando i colpo). Anche Google, insomma, deve fare i conti con gli effetti del Coronavirus, dato che sta perdendo molti inserzionisti. Nonostante ciò, per venire incontro alle difficoltà incontrate delle PMI in questo periodo, il colosso di Mountain View ha deciso di offrire alle piccole e medie imprese dei crediti pubblicitari gratis. Come per i risultati organici, anche per le ricerche a pagamento Google dimostra di saper interpretare i tempi fornendo delle soluzioni a bisogni reali.

Insomma, la pandemia sta cambiando il mondo, ma anche il world wide web. Sta a noi cercare di capire come adattarci a questi cambiamenti (o anticiparli) senza farci cogliere impreparati.