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La NFL sbarca in Europa, curando ogni dettaglio.

13 October 2016
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Per comprendere appieno l’impressionante giro d’affari della National Football League, non si può non partire dalla passione per questo sport profondamente radicata negli Stati Uniti d’America.
Infatti, qualcosa come 185 milioni di americani si dichiarano tifosi di football, ovvero circa il 60% della popolazione; la trasversalità è un’altra sua caratteristica, visto che il 45% di quei 185 milioni sono donne. 
Nell’autunno del 2015, 45 dei 50 eventi televisivi più visti in USA sono state partite NFL, per non parlare del SuperBowl 2016, la finale del campionato, che ha raccolto in media 114.4 milioni di spettatori americani davanti agli schermi. 
Dal 1988, il videogioco di football “Madden”, prodotto dalla EA Sports, ha venduto più di 100 milioni di copie; inoltre, tra gli americani che giocano ai cosiddetti “Fantasy sports” (il nostro Fantacalcio applicato ad altri sport), il 73% lo fa con i giocatori NFL.
Servivano questi numeri per inquadrare la portata del fenomeno football: è senza alcun dubbio lo sport più amato dagli americani.

Gli introiti della National Football League

Il successo globale della massima lega professionistica al mondo, la NFL, è la più immediata conseguenza dei numeri di cui parlavamo in precedenza. Il giro d’affari è arrivato alla quota record di 13 miliardi di dollari nel 2016, una cifra altisonante di per sé, ma ancora più significativa se paragonata alle sorelle MLB (baseball, 9.5 miliardi) NBA (basket, 4.8) ed NHL (hockey, 3.7) o alla prestigiosa Premier League inglese (5.3). 

Infografica disponibile su howmuch.net

La voce più rilevante di queste entrate neanche a dirlo, sono i diritti di broadcasting, giunti ad un valore complessivo di 7.4 miliardi di dollari l’anno dopo l’ultimo accordo chiuso con NBC e CBS per i diritti del “Thursday Night”, per cui entrambi i network TV pagheranno 450 milioni di dollari l’anno (45 milioni per singola partita). Grazie poi agli accordi con ESPN e DirectTv, oltre a quelli con le radio, si riescono a garantire alle singole franchigie più di 200 milioni di dollari ciascuna senza che sia stata venduta una maglietta, un ticket o una bibita.
Vi proponiamo qui un grafico di Business Insider in cui si mostra la crescita esponenziale del valore di questi diritti media: come si può notare, ogni volta che si va a scadenza degli accordi con le varie emittenti, la NFL strappa cifre sempre più consistenti. 

(il grafico indica 7.3 miliardi come valore complessivo perché precedente all’accordo sui Thursday Night, dapprima stimato sugli 800 milioni complessivi)

Le 32 squadre che partecipano al campionato NFL possono contare sia su questi numeri che sui ricavi da match day e da merchandising: pensiamo che la scorsa stagione, ad avere la media di spettatori più bassi sono stati i Saint Louis Cardinals (trasferitosi da quest’anno a Los Angeles) con 52.402. Dall’altro lato della classifica i Dallas Cowboys, con oltre 91.000 spettatori medi. Se pensiamo che il biglietto medio per una partita di NFL costa 85.83 dollari (dati 2015), si coglie in fretta che anche il botteghino diventa una voce importante.
Tutto ciò si riflette sul valore di queste franchigie, attestatosi nel 2016, secondo Forbes, ad un valore medio di 2.34 miliardi di dollari, in crescita del 19% sull’anno precedente. Anche in questo caso sono i Cowboys a guidare il gruppo, con una valutazione di 4.2 miliardi della squadra di proprietà di Jerry Jones.
Inevitabile che le star del football americano abbiano compensi elevatissimi, specie i quarterback (i lanciatori, ruolo-chiave di una squadra NFL): il più pagato è Drew Brees, QB dei New Orleans Saints, che guadagna qualcosa come 31.250.000 dollari, seguito dal pari-ruolo Andrew Luck degli Indianapolis Colts (30 milioni l’anno).

Le mire espansionistiche: NFL International Series

Il 2 ottobre 2005 è una data storica per la National Football League: la prima partita di regular season fuori dai confini USA si è disputata quel giorno, tra Cardinals e 49ers, allo “Estadio Azteca” di Mexico City. 
Da sempre una delle strategie più utilizzate dalle leghe sportive per diventare un brand globale è quella di giocare partite in mercati-chiave: pensiamo ai tour estivi delle squadre di calcio europee in USA o in Asia, ai “Global Games” della NBA, o al “Basketball China Tour” di Eurolega. 
Il legame tra Londra e la NFL, dopo la prima partita giocata a Wembley nel 2007, si è rafforzato moltissimo fino a far diventare la metropoli inglese il vero polo di football al di fuori degli USA; a partire dal 2014, infatti, le partite di stagione regolare organizzate a Londra sono tre, e a giudicare dai dati di attendance, la passione degli europei non dà segnali di cedimento. Inoltre, 40.000 persone ca. acquistano i biglietti per tutte e tre le partite.

Le “NFL International Series” sono un contenitore che va ben oltre quelle tre partite di regular season. Il contorno che la NFL è in grado di creare all’evento è qualcosa di incredibile: dall’iniziativa “NFL on Regent Street”, che vede una delle più iconiche vie di Londra trasformata in una enorme Fan Zone, alla coinvolgente atmosfera creata intorno a Wembley. 

Facilmente si comprende perché le squadre NFL si trasferiscono in Europa, viste le infinite possibilità di crescita della popolarità sia del gioco che delle singole squadre e delle stelle che ne fanno parte. Tutto fa pensare che l’espansione non si rallenterà, anzi: da quest’anno infatti una delle tre partite londinesi si svolgerà allo stadio di Twickenham, si tornerà a Mexico City con una partita e ci sono discussioni sull’eventualità di andare a giocare in Germania, Brasile o in Cina.
In questa dinamica espansionistica, va ricordato come l’organizzazione della NFL è tale da permettere ai giocatori di essere tutelati a migliaia di chilometri da casa con lo stesso livello di attenzione e dettaglio con cui vengono trattati in patria. Oltre alle consuete borse mediche, abbigliamento e divise di rappresentanza, ci sono squadre come i New York Jets che si sono portate a Londra un set di occhiali arancioni, usati per proteggere gli occhi la sera (quando si leggono tablet o telefoni), e 350 rotoli di carta igienica. “Vogliamo replicare tutto qui tutto quello che facciamo a casa nostra”, ha dichiarato Aaron Degerness, manager dei Jets.

Tutto si può dire sulla NFL, ma non che non sia in ottima salute.